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Bianco delle Marche di splendida consistenza e grande raffinatezza. Il nome, dal latino "Plenum", vuole suggerirne le caratteristiche di pienezza, complessità e struttura. E’ un vino che si lascia apprezzare per la lunga persistenza e per la ricchezza di profumi e aromi, che abbinati alla sua grande eleganza, lo rendono unico.
Tipologia vino | Vino Bianco |
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Vitigno | 100% Verdicchio |
Denominazione | Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC |
Annata | 2020 |
Abbinamenti | Paste ripiene, Carne bianca arrosto, Pesce arrosto, Spaghetti alle vongole, Ricette vegetariane |
Allergeni | Solfiti |
Formato | Bottiglia 0,75l |
Regione | Marche |
Stato | Italia |
Località di provenienza
Cupramontana, Colline del Verdicchio, Marche.
Terreni
Suolo risalente a formazioni plio-pleistoceniche, molto profondo, franco argilloso, con una fertilità piuttosto scarsa.
Altitudine/Esposizione
250-300 metri s.l.m./Est.
Metodo produttivo
Vendemmia eseguita a mano, con le uve raccolte e trasportate in casse.
Dopo una pressatura soffice, il mosto fiore viene repentinamente raffreddato per poi essere decantato in maniera statica.
La fermentazione è svolta per il 60% in serbatoi di acciaio, a temperatura controllata, tra 16 e 18°, e si protrae per 10-15 giorni. Il restante 40% è fermentato in botti di rovere da 50 hl.
Il vino effettua la fermentazione malolattica su un 10-15% della massa totale.
La fase di affinamento dura circa 12 mesi, durante i quali il vino rimane a contatto con i propri lieviti negli stessi contenitori di fermentazione.
Affinamento per ulteriori 6 mesi in bottiglia.
Colore giallo paglierino intenso con riflessi dorati.
Al naso si rivela fresco e penetrante, con delicati sentori di frutta matura, miele, mandorla amara ed erbe aromatiche, e una leggera balsamicità di sottofondo; tipica la nota di anice, timbro del vitigno d’origine.
In bocca ha ottima corrispondenza con il naso: un attacco fresco e piacevole morbidezza, equilibrato dall’alcool, vellutato, ricco ma dotato di grande freschezza e salinità. Il finale è molto persistente, con lunghi ricordi di mela, susina e mandorla. Splendida sapidità al retrogusto.
La storia di Umani Ronchi comincia intorno alla fine degli Anni ’50, quando Gino Umani Ronchi dà vita a una piccola azienda agricola nelle Marche, a Cupramontana, terra del Verdicchio Classico. Pochi anni dopo l’azienda viene rilevata dalla famiglia Bianchi-Bernetti che ne acquisisce il marchio, insieme alla proprietà, dando un impulso produttivo e commerciale all’attività. Nel 1968 avviene la trasformazione in Azienda Vinicola, e appena un anno dopo, il trasferimento della sede sociale e amministrativa a Osimo, dove si inaugura la cantina destinata alla lavorazione del Rosso Conero. Nello stesso periodo viene potenziata la cantina di Castelbellino, già dedicata alla lavorazione del Verdicchio. La gestione dell’azienda è tutta di Massimo Bernetti, che porta avanti con visione tre macro-obiettivi: aprire la commercializzazione dei vini ai mercati esteri, in particolare Germania e Inghilterra; incrementare la produzione, affiancando al Verdicchio, il Rosso Conero; aumentare la superficie agricola dell’azienda, che raggiungerà in poco tempo i 210 ettari di vigneti tra Marche e Abruzzo. In quegli stessi anni, Massimo Bernetti decide di lavorare sull’intera filiera produttiva, per migliorarla da un punto di vista qualitativo e per ampliare l’offerta a partire dai rossi, soprattutto dal Rosso Conero. Si arriva ai primi anni ’90, quando Massimo Bernetti, affiancato da suo figlio Michele, decide di avviare un lavoro di ricerca sulle più evolute tecniche agronomiche ed enologiche, e sui migliori terreni vitati, anche grazie a collaborazioni con esperti e centri di studio universitari. Michele, assieme ai propri tecnici, porta avanti un lavoro di affinamento continuo sui vini, che si traduce nella creazione di nuovi prodotti, e nella cura scrupolosa delle etichette esistenti. Un lavoro di perfezionamento della collezione Umani Ronchi, in un mercato nazionale e internazionale estremamente difficile e competitivo, dove è necessario differenziare, e dove l’unica parola d’ordine è perseguire la qualità.